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Attraverso l'intreccio di una vasta documentazione archivistica, il volume ricostruisce le strategie operative messe in atto dal governo borbonico in esilio, una compagine ministeriale presieduta dal re Francesco II, che ha sede a Roma e che si avvale di un'estesa rete diplomatica ancora fedele alla dinastia e di numerosi contatti con i comitati antiunitari creati all'indomani del 1860 sia in Italia (soprattutto nel Mezzogiorno continentale e in Sicilia) sia in Europa (tra i più importanti quelli di Malta, Marsiglia, Parigi, Londra, Vienna, Barcellona). A lungo trascurate - o comunque sottovalutate - dalla storiografia "risorgimentista", le trame cospirative dei Borbone dopo l'Unità rappresentano una prospettiva eloquente attraverso cui leggere il difficile processo di State e Nation building italiano e il controverso incontro tra il Nord e il Sud della penisola: al di là degli esiti fallimentari dei tentativi di revanche della dinastia decaduta, gli strumenti di cui essa si avvale riescono a toccare i punti deboli dell'unificazione, facendo leva sulle istanze frustrate che promanano dal Mezzogiorno e contribuendo a creare un "discorso pubblico" di opposizione alla Destra storica, che di lì a qualche anno, sfrondato delle sue connotazione eversive, darà corpo alla spinosa Questione Meridionale.